MiArt2022: “Non tutte le ciambelle escono col buco”

Dal 1° al 3 di aprile, nei padiglioni di FieraMilanoCity si è tenuta la MiArt, la fiera internazionale di arte moderna e contemporanea di Milano; intitolata quest’anno Primo Movimento, come buon auspicio per una solida ripresa del settore artistico.

Non tutte le ciambelle escono col buco

Giulia Calvanese

Sicuramente è da lodare il ritorno alla voglia di fare e di creare eventi culturali cercando di passare oltre al periodo pandemico. Ritrovarsi in mezzo ad un assembramento di persone felici di potersi ritrovare, avide di abbracci e sorrisi, in relativa tranquillità, fa piacere. Il problema è che questa sembra la vera opera d’arte, le altre, sullo sfondo, passano in secondo piano, anche con tutta la loro carica delirante e disturbante.

Come in precedenti edizioni, hanno partecipato alla fiera gallerie che proponevano opere di grandi artisti del secolo scorso (Morandi, Fontana, Scajola, per citarne qualcuno) e altre che esponevano l’operato di artisti emergenti. Interessante confronto che sembra essere vinto, almeno per quanto riguarda i contenuti, dalle vecchie glorie. Si ha infatti l’impressione che ormai l’arte non riesca a proporre nessuna soluzione valida per uscire dal “cul de sac” in cui si trova. Il “tutto è arte” voluto fortemente dalle generazioni artistiche precedenti, invece di spalancare le porte ad infinite possibilità, sembra chiuderle inesorabilmente senza lasciare la possibilità a qualcosa di pienamente Nuovo. L’arte ormai o ripropone sé stessa fino allo sfinimento, oppure cerca soluzioni che vanno oltre allo “shock” a cui ci ha abituati, diventando solo “disturbo” per gli occhi e, ahimè, per la mente. Con Rotchko avevamo “arte per arte”, ormai abbiamo solo “vuoto per vuoto”. Nessun contenuto, nessuno studio, nessuna possibilità di essere qualcos’altro.

Dettagli MiArt2022

Se l’arte è il riflesso della società che la crea, tutto questo non può che spaventare, perché vuol dire che siamo in primis noi, esseri umani, a non sapere più chi siamo. Siamo tutto, come l’arte, ma gli estremi si toccano e a voler essere tutto ci si riduce ad essere niente. Che sia questo il triste e profetico messaggio che vogliono trasmettere gli artisti emergenti? Non ci è dato sapere. Del resto, si sa, l’arte dovrebbe avere l’aurea del mistero, o almeno così ci dicono. E chi ce lo dice? Critici e artisti che si rifiutano di spiegare le loro opere. Ma allora, non sembra più un garbuglio fatto apposta per non svelare la pochezza o la totale mancanza di contenuti? Anche questo interrogativo rimarrà insoluto, e andiamo avanti così, sperando in un nuovo Leonardo da Vinci che trovi la geniale soluzione al labirinto in cui l’arte è ormai persa.

Articolo scritto da Giulia Calvanese

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